giovedì 14 febbraio 2013

Io sono un [inserire nome candidato preferito qui] convinto

Io sono un berlusconiano convinto.
Io sono un imprenditore italiano che negli ultimi 20 anni ha saputo trarre vantaggio dalla sua condotta politica, dalle leggi ad personam e dall'evasione fiscale.
Sono convinto che nonostante le intercettazioni, il bunga-bunga, i processi giudiziari pendenti, le sue condanne, le sue battute da cabaret (scadente), la corruzione, le sue relazioni con il mondo mafioso tutto ciò che farà sarà per il bene del Paese.
Ci restituirà l'IMU, ci toglierà tutte quelle inutili tasse create negli ultimi anni.
I soldi magicamente pioveranno dal cielo e saremo tutti felici e contenti come nelle migliori favole.
Sempre le stesse favole che ci raccontano da 20 anni.

Io sono un bersaniano convinto.
Io sono una persona comune che non fa attivismo politico (ma che parla spesso di politica), con un lavoro comune e con uno stipendio che mi permette di sopravvivere.
Sono convinto che questa volta non sarà come le altre volte.
Questa volta il Partito farà fronte comune ai problemi dell'Italia, non si insulteranno in Parlamento per la solita questione di spartizione di posti e soldi.
Questa volta, anche se le facce e le persone non sono mai cambiate, porteranno avanti una strategia politica di successo basata su veri progetti ed innovazioni e non sulla solita politica anti-berlusconiana.
Questa volta è diverso. Diverso come ogni volta negli ultimi 20 anni.

Io sono un grillino convinto.
Io sono un giovane che parla spesso di politica ed altrettanto spesso scende in piazza a manifestare contro un regime politico marcio e corrotto che sta uccidendo il nostro Paese e che quindi (giustamente) va cambiato.
Sono convinto che il nostro Lìder Maximo negli ultimi 10 anni di propaganda politica abbia imparato a comandare in maniera equa non solo nel Partito ma anche al di fuori di esso.
Sono convinto che vinto qualche seggio elettorale non si amalgamerà alla mandria di pecoroni e dinosauri ivi presenti ma porterà vento di cambiamento.
Mai cadranno in facili tentazioni di denaro o potere. Sono giovani e anche se inesperti sapranno comandare il nostro bel Paese. O altrimenti il caro Lìder Maximo (o qualche suo braccio destro) li ostracizzerà in men che non si dica.

Io sono un montiano convinto.
Io sono una persona comune con un lavoro comune, con un paio di familiari a carico e con uno stipendio sempre più da fame che ancora mi permette di pagare bollette e affitto.
Sono convinto che nonostante le carriolate di merda che stiamo continuando ad ingollare giorno dopo giorno il capo dei Tecnici conosca bene il suo lavoro.
Lui ed i suoi fedelissimi compagni hanno pianto per noi.
Hanno saputo dimostrarci che alcune tasse di durata biennale dovevano necessariamente diventare di durata quadriennale.
Hanno dimostrato che nel rapporto tra mondo del lavoro e giovani sono quest'ultimi ad essere troppo "choosy". E poi il Signor Tecnico in persona ha saputo anche affermare che il posto fisso è monotono.
Se lo dicono loro mi fido. Se sono Tecnici c'è da fidarsi.

Io sono convinto di una sola cosa.
A fine mese dovremo prendere una grossa decisione.
Dovremo decidere, nuovamente, del Nostro futuro.
Chiusi in quei gabbiotti e con la matita in mano dovremo scegliere per il futuro del Nostro Paese, dei Nostri figli, di Noi stessi.
Quella matita sarà una spada nelle Nostre mani. Dovremo usarla per combattere per qualcosa in cui fermamente crediamo.

Credo nel Nostro Paese ed in quello che Noi cittadini, facendo fronte comune, potremo essere capaci di fare.

Tuttora non sono convinto chi di questi Signori si meriti il mio voto.
Per accontentarLi tutti metterò una croce sopra (in ogni senso) ad ognuno dei Loro Partiti.


Mood attuale: politicamente scorretto
Canzone attualmente in testa: 'Girlfriend in a coma' (The Smiths)

venerdì 28 dicembre 2012

Scusa grazie..

Dire grazie non costa nulla.
Dire grazie una volta in più costa ancora meno.
A volte un grazie cambia la giornata.
Un grazie può cambiare la giornata a qualcun altro.
Un grazie detto a qualcuno può far strappare un sorriso.
Un grazie ricevuto ci può far sentire meglio.

Sin da piccolo sono stato educato all'utilizzo del grazie.

"Mi dai una caramella?"
"Come si dice?"
"Per favore"
"E poi?"
"Grazie"

Quanto spesso questa situazione si è ripetuta nell'infanzia di ognuno di noi?
Ripensando ai chili accumulati in giovanissima età direi, forse, troppo spesso.
Eppure questa serie di battute trite e ritrite hanno saputo scavare una piccola tana nel mio cervello portandomi, col passare degli anni, a rispondere sempre ad un gesto fatto da altri con un semplice ed efficace "grazie".

Esiste un limite massimo da non dover mai raggiungere, nè tantomeno scavalcare, in fatto di "grazie"?
Di sicuro esiste un limite grammaticale (non si può inserire il "grazie" ogni due parole altrimenti qualsiasi discorso sensato diventerebbe un totale non-sense) ma (come accennato all'inizio) meglio un grazie in più che uno in meno.

Purtroppo non sempre queste regole auree vengono rispettate.
Tante, troppe, volte tenendo la porta aperta ad un qualsivoglia estraneo tale gesto è stato ricompensato con un silenzio del tutto indifferente da una parte ed una riposta mentale del genere "Grazie eh?" (per essere educati) dall'altra.
In mezzo al traffico mattutino quando rallentando leggermente per favorire l'immissione di un altro automobilista in coda, troppo spesso l'unica risposta che si riceve in cambio è una bella suonata di clacson dall'automobilista posto proprio dietro la nostra vettura.
Davanti al bancone di un bar in cambio di una tazza calda di caffè troppo spesso l'unico suono che si ode dall'avventore del locale è un mentale ronzio di moscerini.

Proprio non capisco cosa scatti nella mente delle persone in certe situazioni. Per caso vi sentite più importanti di me? Più furbi dell'automobilista che vi ha fatto passare? Più importanti del barista che vi porge il caffè?

Siamo esseri umani. Se abbiamo un valore, allora questo è identico per tutti. Nel mondo delle buone maniere non esiste crisi, non dobbiamo risparmiare anche lì.
A meno che l'intenzione della società contemporanea non sia quella di regredire ad uno stato primitivo-primordiale a base di clave in testa e caccia ai mammut, dobbiamo fare il possibile (se non l'impossibile) per invertire questa tendenza.
Per migliorare dobbiamo cominciare a cambiare dalle piccole cose.
Un grazie in più potrà fare felice un'altra persona.
Ed i grazie sono estremamente contagiosi.
Infettiamo il mondo con la nostra educazione e la nostra gentilezza.

Un giorno qualcuno ci ringrazierà per questo!

Mood attuale: pre-ferie
Canzone attualmente in playlist: 'Guaranteed' (Eddie Vedder)

domenica 23 dicembre 2012

E se..

Volevo scrivere questo post già il 21 dicembre (una data a suo modo storica) ma forse la mancanza di tempo/voglia o il destino me l'hanno impedito.
Qualche giorno fa mi interrogavo su alcune questioni.
Prima fra tutte: e se il mondo realmente finisse il 21 dicembre?
Chissà cosa sarebbe successo e come sarebbe finito. Una brutale quanto epica implosione/esplosione del nostro pianeta? Una guerra termonucleare? Una pandemia? Gli zombi? L'armata delle tenebre?
Siamo andati avanti per dei mesi a parlarne (volenti o nolenti) senza però avere un'idea chiara dello scenario che ci si sarebbe prospettato. Beh, tolto per la tipologia implosione/esplosione, in quel caso l'unica risposta sarebbe stata "il nulla più assoluto".
In tv, inoltre, sono stati mandati in onda programmi al limite del surreale con il conto alla rovescia per la fine del mondo. Potete immaginare la fregatura nel qual caso fossimo spariti dell'universo come un granello di polvere all'avvicinarsi di uno Swiffer spaziale? E i soldi della pubblicità chi se li sarebbe intascati? Una fregatura incredibile da raccontare ai posteri....Beh, in realtà nessuno avrebbe potuto dirlo a nessuno considerando la scomparsa del genere umano. Doppia fregatura col fiocco insomma!
Oggi, 23 dicembre, sono ancora qui a scrivere poiché alla fine il mondo esiste ancora e non c'è stato neanche un piccolo terremoto a farci immaginare il contrario.
E se il famoso calendario Maya si fosse fermato al 21 dicembre per problemi di spazio su carta o voglia dell'amanuense di turno? Questa "battuta", devo ammetterlo, l'ho brutalmente copiata da alcune vignette lette in questi giorni. In ogni caso mi hanno fatto riflettere. Attualmente al mondo non esiste nessuno che possa confutarle.
E se mio nonno avesse avuto le ruote, allora sarebbe stato una carriola? Anche questa è una domanda a cui nessuno ha saputo mai dare risposta certa, eppure finora non mi è mai capitato di imbattermi in programmi pseudo scientifici pronti a dimostrare questa teoria.
Fortunatamente il mondo non è finito e noi tutti stiamo continuando per la nostra strada come se nulla fosse successo. Vero è che nulla è realmente successo però tutto ciò, almeno un minimo, avrebbe dovuto favorire una qualche sorta di pensiero collettivo.
Chi siamo? Dove andiamo? 3 fiorini equivarrebbero agli attuali 3 euro?
In questi giorni antecedenti al Natale continuiamo a correre da una parte all'altra della città alla ricerca affannosa di regali e doni. Piangiamo miseria ma continuiamo ad ammassarci nei centri commerciali perché è pur sempre Natale e bisogna pur fare il regalo per la fidanzata, la moglie, gli amici ed i parenti. Nonno compreso, ad esempio 4 ruote invernali nuove potrebbero tornargli utili.
Spero di non essere l'unico ad avere approfittato di questi giorni pre/post apocalisse per pormi qualche interrogativo.
Cosa avrei perso da un'eventuale apocalisse? Personalmente parlando, di sicuro un matrimonio. Dei figli. Dei nipoti che col passare degli anni cominceranno ad amare sempre di più questo pazzo zio. La possibilità di girare il mondo. La possibilità di invecchiare con qualcuno al fianco. Vedere le solite vecchie facce in politica. Berlusconi che ad ogni elezione ha sempre più capelli. Bersani che dice tanto ma non dice nulla. L'ennesima tassa sul costo della vita di quei pochi italiani onesti.
Insomma, un sacco di cose che non sempre sono belle ma per le quali ha senso esistere.
L'essere ancora qui dovrebbe farci capire quanto sia bello il nostro pianeta e dovrebbe farci capire che il futuro è davvero nelle nostre mani. Se davvero vogliamo fare qualcosa, se vogliamo cambiare questo è il momento buono per riprendere le redini delle nostre vite.

Canzone attualmente in testa: It's the end of the world as we know it (REM)
Mood attuale: post apocalittico

sabato 8 dicembre 2012

tu chiamale se vuoi...riflessioni..

Sono quasi 3 mesi che la mia fidanzata è via da casa.
Residente ormai della fredda e brumosa (o almeno io me la immagino così) città di Ravensburger.
Da quando è partita alcune cose sono cambiate. Stati emozionali ed abitudini principalmente.
All'inizio di tutto, devo ammettere, ero parecchio depresso. Tornavo a casa ed avevo le stesse abitudini di un essere monocellulare. Vegetavo sul divano e la mia massima preoccupazione risiedeva nel decidere quale film scaric..ehm, ottenere legalmente!
Per la prima decina di giorni avevo le abitudini di un orso bruno appena uscito dal letargo. Parlavo poco, mi nutrivo a caso e vagavo per la mia tana.
Per nulla un buon modo per cominciare un'avventura di 5 mesi come questa!

Bisogna subito mettere in chiaro una cosa. In certe occasioni, non è solo il partente colui che segna una nuova tappa nella sua vita, ma anche chi rimane.
Chi a casa rimane dovrà in ogni caso fare i conti con questa nuova esperienza.
Partiamo dal presupposto che non è solo l'amore a risentirne (seppur in minima parte) della lontananza. Anche le amicizie devono sopportare delle prove a questa nuova condizione.
Le relazioni a distanza, amore od amicizia che siano, mettono alla prova entrambe le parti.
Oppure, in alcuni casi, più che mettere alla prova aiutano a chiarirci le idee. Solo le vere amicizie ed i veri amori resistono e si rafforzano di conseguenza così da essere pronti a superare futuri ostacoli.
Personalmente parlando, stare qualche mese all'estero mi ha aiutato a fare chiarezza riguardo alcune delle amicizie che credevo indissolubili e me ne ha fatte riscoprire altre che credevo quasi ormai del tutto sparite.

Qualcuno, anni fa, disse alla mia fidanzata che prima di sposarci sarebbe stato opportuno passare del tempo lontani per capire se il sentimento che provavamo fosse vero.
Di primo acchito nei miei pensieri si fece spazio un bel "mavaffan...". Dopodichè, si mise in moto la parte razionale del mio cervello e cominciai a pensarci su. Mi interrogavo sul perchè di una tale affermazione.
Non capivo se intenderla come una provocazione oppure una predizione.
Da quando siamo geograficamente divisi, siamo ancor più indissolubilmente uniti.
Le nostre menti e le nostre anime viaggiano più velocemente di qualsiasi rete internet.
Ed è su quest'ultimo punto che mi interrogo da qualche giorno.
Come sarebbe stato vivere un'esperienza simile, diciamo 60 anni fa, con una metodologia di comunicazione legata più forse alla scrittura di lettere che alle telefonate? Da un certo punto di vista forse più emozionante. Aspettare con trepidante attesa l'arrivo della posta per ricevere notizie della persona amata. Poi scrivere quanto più in fretta possibile una risposta e reinviarla prontamente dall'altra parte dell'Europa. Facendo quindi due brevi calcoli, avere notizie dell'altra persona ogni 15 giorni circa. Poste Italiane permettendo.
Nel nostro mondo moderno fatto di tweet, post, sms ed emoticon forse ci stiamo un pò perdendo il gusto dell'attesa. Forse vogliamo troppo, tutto e subito. Forse.....oppure no.
Viviamo in un mondo in cui per comunicare da un lato all'altro del globo ci impieghiamo il tempo tecnico effettivo della trasmissione dei dati. Viviamo su un pianeta che ci permette di annullare distanza che fino a 30 anni fa potevano sembrare immense.
A me piace questo mondo così com'è oggi. Lei è lontana, nello stesso fuso orario ma comunque lontana, eppure mi pare che a volte sia qui. Le scrivo e mi risponde in punta di dita dopo qualche secondo.
Tutto ciò è incredibilmente fantastico....eppure mi manca...da morire!
La modernità ancora non può fare nulla in questo senso....purtroppo...

Mood attuale: onirico
Canzone attualmente in testa: 'Wish you were here' (Pink Floyd)

sabato 10 novembre 2012

Sì, viaggiare

C'è poco da fare, adoro viaggiare.
Sia per un giorno, un'ora, una settimana od un mese amo la sensazione di essere da qualche altra parte nel mondo che non siano le solite 4 mura cittadine.
Adoro vedere posti nuovi, conoscere nuove culture, gente nuova, parlare lingue che non siano la mia e sforzarmi di farmi capire quando la lingua che incontro non la capisco bene o non la capisco affatto.
Ho usato, nella mia breve vita, pressochè qualsiasi mezzo di trasporto. Pulman, macchina, treno, nave, moto, aereo, alligatore gonfiabile.
Se si muove allora è ok!
L'Europa l'ho viaggiata abbastanza grazie anche ai miei genitori che, forse geneticamente, mi hanno trasmesso questa passione. Oltre i confini europei sono stato poco, giusto qualche settimana in Canada. Ma alla fine, citando una citazione di un personaggio famoso (o almeno la sua citazione lo è): quel che conta del viaggio non è la destinazione ma il percorso intrapreso.
Molto recentemente ho avuto modo di visitare la ridente cittadina di Ravensburger. In realtà non la vera Ravensburger (il fatto che esista una città col nome di un'azienda di giocattoli mi inquieta non poco). Ad ogni modo la chiamerò "Ravensburger" perchè così è stata affettuosamente soprannominata da un amico quando la mia fidanzata ha annunciato di andare in Erasmus in questo villaggio tedesco della bassa Sassonia.
Mi rendo conto in questo esatto momento che per chi non conosce la storia di "Ravensburger" le ultime cinque righe sono e saranno sempre criptiche ed enigmatiche. Anzi, diciamo la verità. Sono e sempre saranno incomprensibili, anche per chi la storia la conosce già o l'ha fatta.
Lunghe frasi complicate e complesse dai toni altisonanti manco fossi un poeta. Forse è ora (in ogni senso) che smetta di vaneggiare ed arrivi al punto.
Questi 5 giorni assieme alla mia fidanzata in questo sperduto paesino nella geografia politica tedesca sono stati fantastici. Fantastici per vari motivi (alcuni li lascio solamente immaginare). Innanzitutto non ci vedevamo dal vivo da più di un mese. Fa strano avere contatti visivi con una persona meramente tramite skype. Può essere bello a volte, ma manca la cosa migliore della vicinanza: il contatto fisico. Il linguaggio del corpo ha una forza incredibile a ben pensarci. Poter parlare con qualcuno a voce e nel mentre osservarne le reazioni ed i movimenti anche i più impercettibili sanno dare sensazioni così primordiali ed inimmaginabili che a furia di esserci quotidianamente abituati quasi ce ne scordiamo.
Inoltre, come posso baciare la mia fidanzata quando davanti a me ho solo una maledetta webcam? Giuro, ci ho provato. L'unico risultato ricevuto è che la webcam non ha gradito. Continua a dirmi che sono stato troppo impulsivo e che almeno potevo prima offrirle una cena!
(Per la serie, altre righe totalmente inutili)
Stando a "Ravensburger" ho potuto in parte assaporare uno scorcio di vita universitaria fuori dalla mia città. Vero è che alla fine non abbiamo partecipato a grandi feste fino all'alba nè ci siamo ubriacati tanto da non ricordarci gli avvenimenti della sera precedente. In ogni caso ho avuto modo di vedere la città, l'università, i luoghi che lei frequenta per una birra od un buon caffè italiano. Mi sono sentito più partecipe della sua vita all'estero ed ora mi sento anche più tranquillo e sereno.
Avevo bisogno di andare là, non solo per vederla ma per cercare di entrare un pò di più in questo periodo della sua vita.

Anche per questo mi piace viaggiare. Andare in un posto nuovo e cercare di sentirti comunque a casa, perchè in fondo casa è dove senti di avere tutto ciò che ti serve.

L'unica pecca di ogni viaggio è il ritorno. Tornando alla propria città ci si rende conto di aver comunque, più o meno volontariamente, lasciato qualcosa: un piccolo segno, un'orma del proprio passaggio. La Terra altro non è che un intrecciato insieme di orme e di passaggi.
L'immagine più dolorosa di questo ritorno a casa sono le porte del treno che bruscamente chiudendosi (o almeno nei miei pensieri e nei miei ricordi saranno così) tagliano ogni possibile interazione fisica tra me e la mia fidanzata. In un attimo quelle porte si trasformano in uno pseudo-monitor di pc e la carrozza si trasforma in delle casse audio non funzionanti. La comunicazione diventa difficile tra il mio lato ed il suo. Possiamo solo scuotere le mani per salutarci, mandarci baci dalla distanza, muovere le labbra per sussurrare dolci parole ma niente più. Le porte di quel treno mi hanno bruscamente sbattuto in faccia il fatto che dovrà passare ancora un mese prima del suo prossimo ritorno a casa.

Mood attuale: stanco, sognante, rattristato...
Canzone d'obbligo: 'Sì Viaggiare' (Lucio Battisti) [Adoro l'intro di questo pezzo]