sabato 10 novembre 2012

Sì, viaggiare

C'è poco da fare, adoro viaggiare.
Sia per un giorno, un'ora, una settimana od un mese amo la sensazione di essere da qualche altra parte nel mondo che non siano le solite 4 mura cittadine.
Adoro vedere posti nuovi, conoscere nuove culture, gente nuova, parlare lingue che non siano la mia e sforzarmi di farmi capire quando la lingua che incontro non la capisco bene o non la capisco affatto.
Ho usato, nella mia breve vita, pressochè qualsiasi mezzo di trasporto. Pulman, macchina, treno, nave, moto, aereo, alligatore gonfiabile.
Se si muove allora è ok!
L'Europa l'ho viaggiata abbastanza grazie anche ai miei genitori che, forse geneticamente, mi hanno trasmesso questa passione. Oltre i confini europei sono stato poco, giusto qualche settimana in Canada. Ma alla fine, citando una citazione di un personaggio famoso (o almeno la sua citazione lo è): quel che conta del viaggio non è la destinazione ma il percorso intrapreso.
Molto recentemente ho avuto modo di visitare la ridente cittadina di Ravensburger. In realtà non la vera Ravensburger (il fatto che esista una città col nome di un'azienda di giocattoli mi inquieta non poco). Ad ogni modo la chiamerò "Ravensburger" perchè così è stata affettuosamente soprannominata da un amico quando la mia fidanzata ha annunciato di andare in Erasmus in questo villaggio tedesco della bassa Sassonia.
Mi rendo conto in questo esatto momento che per chi non conosce la storia di "Ravensburger" le ultime cinque righe sono e saranno sempre criptiche ed enigmatiche. Anzi, diciamo la verità. Sono e sempre saranno incomprensibili, anche per chi la storia la conosce già o l'ha fatta.
Lunghe frasi complicate e complesse dai toni altisonanti manco fossi un poeta. Forse è ora (in ogni senso) che smetta di vaneggiare ed arrivi al punto.
Questi 5 giorni assieme alla mia fidanzata in questo sperduto paesino nella geografia politica tedesca sono stati fantastici. Fantastici per vari motivi (alcuni li lascio solamente immaginare). Innanzitutto non ci vedevamo dal vivo da più di un mese. Fa strano avere contatti visivi con una persona meramente tramite skype. Può essere bello a volte, ma manca la cosa migliore della vicinanza: il contatto fisico. Il linguaggio del corpo ha una forza incredibile a ben pensarci. Poter parlare con qualcuno a voce e nel mentre osservarne le reazioni ed i movimenti anche i più impercettibili sanno dare sensazioni così primordiali ed inimmaginabili che a furia di esserci quotidianamente abituati quasi ce ne scordiamo.
Inoltre, come posso baciare la mia fidanzata quando davanti a me ho solo una maledetta webcam? Giuro, ci ho provato. L'unico risultato ricevuto è che la webcam non ha gradito. Continua a dirmi che sono stato troppo impulsivo e che almeno potevo prima offrirle una cena!
(Per la serie, altre righe totalmente inutili)
Stando a "Ravensburger" ho potuto in parte assaporare uno scorcio di vita universitaria fuori dalla mia città. Vero è che alla fine non abbiamo partecipato a grandi feste fino all'alba nè ci siamo ubriacati tanto da non ricordarci gli avvenimenti della sera precedente. In ogni caso ho avuto modo di vedere la città, l'università, i luoghi che lei frequenta per una birra od un buon caffè italiano. Mi sono sentito più partecipe della sua vita all'estero ed ora mi sento anche più tranquillo e sereno.
Avevo bisogno di andare là, non solo per vederla ma per cercare di entrare un pò di più in questo periodo della sua vita.

Anche per questo mi piace viaggiare. Andare in un posto nuovo e cercare di sentirti comunque a casa, perchè in fondo casa è dove senti di avere tutto ciò che ti serve.

L'unica pecca di ogni viaggio è il ritorno. Tornando alla propria città ci si rende conto di aver comunque, più o meno volontariamente, lasciato qualcosa: un piccolo segno, un'orma del proprio passaggio. La Terra altro non è che un intrecciato insieme di orme e di passaggi.
L'immagine più dolorosa di questo ritorno a casa sono le porte del treno che bruscamente chiudendosi (o almeno nei miei pensieri e nei miei ricordi saranno così) tagliano ogni possibile interazione fisica tra me e la mia fidanzata. In un attimo quelle porte si trasformano in uno pseudo-monitor di pc e la carrozza si trasforma in delle casse audio non funzionanti. La comunicazione diventa difficile tra il mio lato ed il suo. Possiamo solo scuotere le mani per salutarci, mandarci baci dalla distanza, muovere le labbra per sussurrare dolci parole ma niente più. Le porte di quel treno mi hanno bruscamente sbattuto in faccia il fatto che dovrà passare ancora un mese prima del suo prossimo ritorno a casa.

Mood attuale: stanco, sognante, rattristato...
Canzone d'obbligo: 'Sì Viaggiare' (Lucio Battisti) [Adoro l'intro di questo pezzo]