sabato 8 dicembre 2012

tu chiamale se vuoi...riflessioni..

Sono quasi 3 mesi che la mia fidanzata è via da casa.
Residente ormai della fredda e brumosa (o almeno io me la immagino così) città di Ravensburger.
Da quando è partita alcune cose sono cambiate. Stati emozionali ed abitudini principalmente.
All'inizio di tutto, devo ammettere, ero parecchio depresso. Tornavo a casa ed avevo le stesse abitudini di un essere monocellulare. Vegetavo sul divano e la mia massima preoccupazione risiedeva nel decidere quale film scaric..ehm, ottenere legalmente!
Per la prima decina di giorni avevo le abitudini di un orso bruno appena uscito dal letargo. Parlavo poco, mi nutrivo a caso e vagavo per la mia tana.
Per nulla un buon modo per cominciare un'avventura di 5 mesi come questa!

Bisogna subito mettere in chiaro una cosa. In certe occasioni, non è solo il partente colui che segna una nuova tappa nella sua vita, ma anche chi rimane.
Chi a casa rimane dovrà in ogni caso fare i conti con questa nuova esperienza.
Partiamo dal presupposto che non è solo l'amore a risentirne (seppur in minima parte) della lontananza. Anche le amicizie devono sopportare delle prove a questa nuova condizione.
Le relazioni a distanza, amore od amicizia che siano, mettono alla prova entrambe le parti.
Oppure, in alcuni casi, più che mettere alla prova aiutano a chiarirci le idee. Solo le vere amicizie ed i veri amori resistono e si rafforzano di conseguenza così da essere pronti a superare futuri ostacoli.
Personalmente parlando, stare qualche mese all'estero mi ha aiutato a fare chiarezza riguardo alcune delle amicizie che credevo indissolubili e me ne ha fatte riscoprire altre che credevo quasi ormai del tutto sparite.

Qualcuno, anni fa, disse alla mia fidanzata che prima di sposarci sarebbe stato opportuno passare del tempo lontani per capire se il sentimento che provavamo fosse vero.
Di primo acchito nei miei pensieri si fece spazio un bel "mavaffan...". Dopodichè, si mise in moto la parte razionale del mio cervello e cominciai a pensarci su. Mi interrogavo sul perchè di una tale affermazione.
Non capivo se intenderla come una provocazione oppure una predizione.
Da quando siamo geograficamente divisi, siamo ancor più indissolubilmente uniti.
Le nostre menti e le nostre anime viaggiano più velocemente di qualsiasi rete internet.
Ed è su quest'ultimo punto che mi interrogo da qualche giorno.
Come sarebbe stato vivere un'esperienza simile, diciamo 60 anni fa, con una metodologia di comunicazione legata più forse alla scrittura di lettere che alle telefonate? Da un certo punto di vista forse più emozionante. Aspettare con trepidante attesa l'arrivo della posta per ricevere notizie della persona amata. Poi scrivere quanto più in fretta possibile una risposta e reinviarla prontamente dall'altra parte dell'Europa. Facendo quindi due brevi calcoli, avere notizie dell'altra persona ogni 15 giorni circa. Poste Italiane permettendo.
Nel nostro mondo moderno fatto di tweet, post, sms ed emoticon forse ci stiamo un pò perdendo il gusto dell'attesa. Forse vogliamo troppo, tutto e subito. Forse.....oppure no.
Viviamo in un mondo in cui per comunicare da un lato all'altro del globo ci impieghiamo il tempo tecnico effettivo della trasmissione dei dati. Viviamo su un pianeta che ci permette di annullare distanza che fino a 30 anni fa potevano sembrare immense.
A me piace questo mondo così com'è oggi. Lei è lontana, nello stesso fuso orario ma comunque lontana, eppure mi pare che a volte sia qui. Le scrivo e mi risponde in punta di dita dopo qualche secondo.
Tutto ciò è incredibilmente fantastico....eppure mi manca...da morire!
La modernità ancora non può fare nulla in questo senso....purtroppo...

Mood attuale: onirico
Canzone attualmente in testa: 'Wish you were here' (Pink Floyd)

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